Che cos'è un crollo del mercato azionario? Perché si verifica?
Innanzi tutto, prendiamo un momento per ricordare che cos'è un crollo del mercato azionario e le cause più frequenti che ne sono all’origine.
Nel linguaggio finanziario, di solito si parla di crollo del mercato azionario quando gli indici borsistici perdono più del 20% rispetto ai loro massimi precedenti ma questa definizione è messa in discussione da molti analisti ed economisti che la considerano imprecisa. In passato, infatti, si sono potute osservare, in alcuni indici internazionali, delle correzioni importanti senza che ciò abbia comportato un vero e proprio crollo del mercato azionario.
La definizione stessa di crollo del mercato azionario è quindi complessa e non si riduce ad una semplice soglia di perdite ma richiede invece una maggiore sottigliezza e l’osservazione di altri fattori importanti.
Infatti, per poter parlare di crollo del mercato azionario è anche necessario che il ribasso dei mercati finanziari sia rapido e generalizzato, ovvero deve avere un impatto su tutti i mercati e non su un unico mercato isolato. Il più delle volte, questo tipo di collasso si verifica dopo un periodo di grande euforia dei mercati e in seguito all’esplosione di quella che viene chiamata una bolla speculativa.
In definitiva, un crollo del mercato azionario può essere definito solo una volta che si è verificato ed è quindi assolutamente impossibile prevedere con precisione quando e come si verificherà. Tuttavia, ci sono degli indicatori, che illustriamo a seguire, che possono fornire alcuni indizi sul comportamento dei mercati.
Quali sono le cause più comuni di un crollo del mercato azionario?
Esaminiamo ora le cause più frequenti di questi crolli. Il crollo del mercato azionario dipende dalla psicologia degli investitori, perché è necessario che gli individui che operano su di esso agiscano nello stesso modo e nello stesso momento, nella fattispecie rivendendo i loro attivi. Questo effetto si verifica spesso in Borsa anche se, ripetiamo, prevedere questi movimenti rimane molto complicato.
È anche importante comprendere che i mercati finanziari tendono ad anticipare i cicli e che non funzionano in modo razionale.
Come abbiamo accennato in precedenza, un crollo del mercato azionario si verifica solitamente dopo la formazione e lo scoppio di una bolla. Queste bolle si creano in seguito a un’innovazione che tende a modificare profondamente il modo di vivere e consumare e che si diffonde rapidamente fra la gente. Come conseguenza, gli investitori si interessano a tale innovazione vedendovi un potenziale di crescita a medio o lungo termine il che porta a degli acquisti di forte entità e ad una fase di accumulazione.
Ovviamente, questa euforia generale porta gradualmente ad una sopravvalutazione del potenziale di crescita di tale innovazione, con l’allargamento del divario tra i prezzi di mercato e il valore intrinseco dell’innovazione stessa. Gradualmente, il mercato comincia quindi a dubitare del potenziale di crescita ed è sufficiente che alcuni grandi investitori inizino a vendere i loro titoli per attivare il processo. Questo è il processo di distribuzione. Con la perdita di rendimento dei valori, inizia la fase di depressione.
Questa fase porta rapidamente ad una situazione in cui la maggior parte degli investitori vive momenti di panico. Tutti cercano di rivendere rapidamente le proprie posizioni e il mercato si trova di fronte a un enorme numero di ordini di vendita con pochissimi acquisti in contropartita. Di conseguenza, per vendere, gli investitori devono abbassare i prezzi, inducendo di nuovo ad un aumento del panico del mercato. Si tratta di un circolo vizioso che, se intenso e rapido, può portare a un crollo del mercato azionario.
Naturalmente, come vedremo più avanti, lo scoppio di una bolla non è l’unica causa possibile di un crollo del mercato azionario e altri eventi possono portare a massicce vendite di titoli sui mercati.
I crolli del mercato azionario si verificano spesso?
Dopo aver approfondito un po' la conoscenza dei meccanismi di un crollo del mercato azionario, ci si può chiedere se tali eventi siano frequenti o rari. In effetti, la stampa parla spesso del rischio di crollo dei mercati finanziari ma si tratta solo di un effetto annuncio o piuttosto di un pericolo reale?
Se ci si basa sulla soglia di perdita del 20% dei principali indici borsistici, si rileva, per esempio, che dal 1929 gli indici statunitensi hanno subito 17 volte questo tipo di crollo, ovvero con una frequenza di circa 5 anni. Ma attenzione! Questi crolli non sono stati tutti uguali. Si può citare in particola il crollo del 1929 che ha colpito prima il Dow Jones e poi il resto del mondo. Quanto ai crolli del 1937, 1973, 2000 e 2008, questi hanno portato a un ribasso di questi indici superiore al 50%.
Quindi, se da un lato i crolli del mercato azionario possono essere considerati relativamente frequenti, dall’altro la loro intensità non è sempre elevata e il loro impatto deve essere relativizzato. D’altra parte, tali ribassi vengono raramente identificati dalla stampa come crolli e spesso passano inosservati perché sono di breve durata e seguiti da un rapido rimbalzo.
Quali indicatori potrebbero indicare un futuro crollo del mercato azionario?
In primo luogo, ricordiamo ancora una volta che non esiste un modo affidabile per anticipare con precisione un crollo del mercato azionario. Tuttavia, è possibile monitorare alcuni indicatori e realizzare delle analisi precise dei mercati finanziari che possono dare indicazioni di un rischio di calo significativo delle quotazioni. Ecco gli elementi che si possono seguire in questo tipo di analisi:
- In particolare, i mercati statunitensi devono essere monitorati con attenzione. In effetti, è noto che un crollo dei mercati azionari statunitensi ha spesso delle ripercussioni sulle altre Borse mondiali. Il mercato statunitense è infatti il mercato finanziario leader a livello mondiale in termini di capitalizzazione totale. Perciò, un crollo dei mercati statunitensi può portare ad un crollo degli altri mercati mondiali mentre è raramente è vero il contrario.
- Si consiglia inoltre di seguire attentamente la curva dei tassi. In effetti, durante i periodi di espansione economica, la curva dei tassi è normale con tassi di interesse elevati quando la scadenza è lunga ma quando si verifica un rallentamento dell’economia, la curva dei tassi tende ad invertirsi con delle aspettative di crescita bassa.
- Il livello di disoccupazione è un indicatore spesso esaminato dagli investitori, in particolare il tasso di disoccupazione statunitense con i dati dei nuovi iscritti il cui aumento è spesso visto come il segno di un rallentamento dell’economia.
- Il numero di insolvenze bancarie è un altro degli elementi da monitorare in questa analisi. In effetti, con il calo dei redditi, il tasso di insolvenza bancaria aumenta man mano che alcune famiglie non sono in grado di rimborsare i prestiti. Si osserva spesso un aumento importante di tale tasso prima di importanti recessioni economiche, come dimostrato in particolare durante la famigerata crisi dei subprime.
- Sempre nel quadro di questa analisi, la liquidità dei mercati e il suo prosciugamento vanno seguiti con interesse. A tal fine è bene seguire la linea dei progressi/declini, un indicatore specifico che riflette il numero di azioni che contribuiscono o meno al rialzo dei mercati e che consente di misurare la salute delle imprese indipendentemente dal loro peso nell'indice. Quando i grandi investitori osservano una potenziale fine di ciclo, vendono le loro piccole capitalizzazioni per poter ripiazzare il proprio capitale sulle imprese più solide. Questa è detta fase di distribuzione.
- Allo stesso modo, la sopravvalutazione dei mercati viene monitorata da analisti e investitori, anche se di per sé non è un indicatore di un crollo del mercato azionario. In effetti, un mercato sopravvalutato può continuare a crescere o a stabilizzarsi per mesi prima di un crollo. Per determinare la valorizzazione di un mercato, si possono utilizzare alcuni indicatori fondamentali come il Price Earning Ratio.
- Infine, ci sono, ovviamente, alcuni eventi imprevedibili che possono portare a un rapido, occasionale o duraturo, sconvolgimento dell’economia globale. La crisi del Covid 19 che ha colpito il mondo nel 2020 ne è un esempio ma può anche trattarsi di gravi conflitti geopolitici, guerre o altre catastrofi.
Anche la rottura di un supporto importante, nel contesto di un'analisi tecnica o grafica, può essere un segno preoccupante. Per questo motivo, l'analisi dei grafici deve essere effettuata in modo sistematico parallelamente all'analisi fondamentale di cui abbiamo appena discusso più dettagliatamente.